In cammino verso dove? Dal popolo in cammino al Dio “sinodale”

Si è svolto il 9 marzo scorso presso l’Istituto del Missionari Saveriani a San Pietro in Vincoli, il ritiro in preparazione alla Pasqua predicato da padre Luca Vitali e rivolto a tutti gli adulti.

Rifacendosi alla lettura del Vangelo di Marco, padre Luca, con rapide pennellate, ha invitato i 50 presenti a seguire Gesù nel suo agire, all’inizio della sua esperienza di predicazione. L’invito è stato quello di lasciarsi stupire dai gesti, dalle parole, dallo “stile” del Maestro mentre annuncia il Regno. Stupore dinanzi anche a tante “rotture di schemi” che ci avrebbero fatto esclamare più volte: “Gesù, questo non lo dovevi fare…!”

Come quando si avvicina al lebbroso, lo tocca, mette la mano nella sua ferita (tutti lo sanno cosa si rischia), oppure come quando entra nella casa del pubblicano, che tutti sanno essere una brutta persona, un ladro pubblico (“ma che figura ci fai fare a stare insieme ad una persona così”, avranno pensato i suoi discepoli); addirittura con i suoi fondi questi mette insieme un banchetto e Gesù vi partecipa con i suoi discepoli, scatenando l’indignazione dei farisei (ma che razza di tipo, che mangia e beve con certa gente).

Gesù non ha paura di camminare a fianco di persone che noi avremmo considerato un po’ così, ai margini, e a chi gli chiede ragione di questa sua vicinanza ai peccatori, ai pubblicani, Gesù risponde che “nessuno mette il vino nuovo in otri vecchi, ma vino nuovo in otri nuovi”. L’otre, questo contenitore di pelle, che quando è nuovo mantiene la sua elasticità, per contenere il vino nuovo, adattarsi alla sua fermentazione, vuole essere simbolo della nostra elasticità, che ci è richiesta per comprendere le vite strane, complesse, nostra e di chi ci sta accanto. È Gesù stesso che ci chiede di essere otri nuovi, nell’andare verso le persone con atteggiamento nuovo, per incontrare con la nostra povertà le loro povertà.

Avendo seguito Gesù i discepoli – e noi – siamo invitati ad assumere il suo stile essenziale. Egli, infatti, inviati i suoi non chiede di parlare di Lui, ma domanda loro di vivere la prossimità, di curare i malati, di portare Pace, di annunciare il Regno, come ad indicare che la parola più bella per esprimere Dio, è quella di prendersi cura delle persone. Non siamo cioè chiamati ad essere “cercatori di Dio”, ma “pescatori di uomini”, non siamo chiamati a salvare noi stessi, ma a salvare gli altri.

Spesso ci capita di essere così concentrati su quello che facciamo noi per Dio, da dimenticarci di quello che Lui fa per noi. Gesù è il vino nuovo che si prende cura degli altri, la missione è prendersi cura, “dare vita”. Siamo spesso concentrati a “dare la vita”, nello spirito del sacrificio, mentre in verità ci viene chiesto di “dare vita”, agli altri e a chi ci vive accanto.

L’augurio per questa Pasqua è quello di “dare vita”, di concentrarsi su quello che Dio fa per ognuno di noi, perché se Lui mi ama così, di questo amore gratuito, folle, appassionato, posso sentirmi anche io chiamato ad un passo di amore verso i fratelli.

La versione completa delle meditazioni di padre Luca è disponibile sul canale YouTube dell’AC diocesana ai seguenti link:

I meditazione

II meditazione

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