INGREDIENTI DELLA PACE

Ecco la testimonianza della Famiglia Saletti, che gli educatori, gli ACRini e le loro famiglie hanno ascoltato durante la Messa della PACE, celebrata lo scorso 30 Gennaio a Forlimpopoli.

Ingredienti della PACE (affinché non sia solo una parola): ONESTA’ – DIALOGO – ASCOLTO – SPERANZA – FEDE

Tutti abbiamo il diritto e anche il dovere di chiedere PACE. È un bene essenziale nella vita di ognuno di noi.

Nella nostra famiglia abbiamo innanzitutto compreso che prima di chiederla ad altri la PACE, prima di avere la capacità di donarla, trasmetterla, questa va fatta dentro di noi.

E per fare pace in noi stessi occorre un ingrediente essenziale, l’onestà, la capacità di guardarsi con occhi veri, l’onestà ha infatti il potere di illuminare le nostre brutture interiori, ci chiarifica quelli che sono i nostri limiti caratteriali, umani. Questo permette di non scaricare le frustrazioni su altri e contemporaneamente dona la possibilità di migliorare, cambiare, convertirsi in persone più giuste. Riconoscere i nostri difetti aiuta a sdrammatizzarli a riderci sopra, a scherzare di questi fra di noi.

Ma come si sviluppa la pace all’interno di una famiglia?

Nel nostro piccolo esempio La PACE in famiglia si costruisce anche attraverso piccole, ma costanti, pratiche quotidiane: PACE è tenere i telefoni e le televisioni spente quando si mangia assieme. Parlare molto, raccontare la giornata, perché altro ingrediente è il dialogo. E prima ancora di cominciare il pasto, imparare a ringraziare, ringraziare sempre, anche se si ha poco tempo, ringraziare di quello che si ha, degli incontri, degli amici, del pane, persino delle cose che “andranno meglio” la prossima volta. Il ringraziare aiuta a comprendere le reali fortune che abbiamo e viviamo nella quotidianità e tiene lontano l’istinto del lamento, riduce l’impatto distruttivo dei problemi della vita e ci insegna ad ASCOLTARE.

Questo certo non basta e non significa non litigare mai. Anzi litigare, affrontare il conflitto fra noi è un punto essenziale di crescita.

La famiglia è il ginnasio, è una palestra, ed è proprio in famiglia che occorre imparare a vedere la persona che hai di fronte con cui si può discutere o persino sbattere una porta con rabbia o urlare una (o più) “parole di troppo”.

L’importante è non costruirsi attorno dei muri con il rischio che diventino sempre più robusti, alti, invalicabili… Trovare la forza di fermarsi, riflettere e guardarsi negli occhi ci aiuta a ricordare chi siamo e, cercare un confronto, prestando molta attenzione senza alcun pregiudizio nell’ascolto dell’altro, può insegnarci ad accettare visioni differenti dalle nostre. La pace è “mettersi nei panni altrui”, fondamentale per non ritenersi superiori agli altri, insegnarci l’empatia e dopo tutto questo grande sforzo, perché a volte quando la rabbia prevale fare tutto questo comporta una grande fatica, ci si può rendere conto che potremmo aver avuto una reazione esagerata o imparato che non siamo tutti uguali e per questo aver visioni molto differenti e comunque far parte della stessa famiglia. Come dire ridimensionare i motivi per cui abbiamo discusso ed aver comunque il piacere di esserci confrontati. Poi come ricorda spesso la mamma:

“E’ inutile andare fuori a fare volontariato se per primo non ti impegni al massimo per creare Pace in famiglia”.

Un altro ingrediente da utilizzare è il perdono. Per-DONO, quando ci “leghiamo al dito” un qualcosa che abbiamo sentito come un torto subìto, la forza divina del perdono ci aiuta a sciogliere il legame del risentimento, e a liberare la PACE. Questa forza è una grande conquista.

Ognuno in famiglia ha le sue caratteristiche, la mamma è riflessiva, il babbo è più impulsivo. Una sorella è come un ariete e un fratello è più silenzioso, c’è chi pur di non litigare chiude la porta di camera sua. Ma bisogna sempre trovare la forza di ri-aprire la porta, di curare una ferita, di chiedersi scusa, di dire: “ho sbagliato”.

Ma la pace in famiglia è anche fare incontri assieme, conoscere testimoni che hanno fatto scelte di vita in favore di altri. Conoscere chi dona nella gratuità i propri talenti per uno scopo più grande. Questo aiuta a porre alla famiglia obiettivi che poi ognuno di noi andrà a sviluppare nella propria personale strada. Famiglia non è un cerchio chiuso, ed è suo dovere sostenere i costruttori di pace in tutto il mondo.

Noi abbiamo avuto la fortuna di conoscerne e sostenerne alcuni:

Una donna musulmana che si chiama Kali in un remoto villaggio del deserto del Kenya, Wajir, è preside di una scuola per bimbi sordi, ogni giorno quando apre la sua scuola, costruisce PACE.

Un uomo cieco che si chiama Gedow, sempre in questo villaggio del deserto, insegna in una classe di bimbi ciechi. Ogni giorno, quando entra nella sua aula, ed insegna ai bambini le meraviglie del mondo che non possono vedere, costruisce PACE.

E sempre nel corno d’Africa, sosteniamo un piccolo manipolo di suore camilliane. Ogni giorno aprono il centro riabilitazione dove curano con la fisioterapia i bambini disabili e distribuiscono medicine e vestiti alla poverissima popolazione mettendo a rischio la propria vita, spesso infatti i fondamentalisti le hanno intimidite. Viene proprio d pensare: “Beati i costruttori di pace!”

Alcuni anni fa, il babbo è stato in Myanmar, in Asia, per la costruzione di un ospedale per malati di HIV. Lì ha stretto tanti legami con persone che aiutano bambini orfani, donne e uomini malati.

E’ uno Stato che non ha mai visto la democrazia, oltre sessant’anni nel buio di una dittatura militare. Poi per le lotte di tanti si era aperto uno spiraglio fra il 2015 e il 2020 e si erano tenute le prime elezioni libere. Il primo febbraio del 2021 doveva entrare in funzione un governo eletto democraticamente con l’83% dei voti.

Poi, però, proprio in quel giorno che doveva essere di festa, sono arrivati i carri armati, hanno arrestato il Presidente, hanno chiuso in una cella la leader birmana, premio nobel per la pace, Aung San Suu Kyi e con lei tanti parlamentari. E così i militari hanno ripreso il potere nel paese.

Da quella notte noi non sappiamo più nulla di tanti amici. Sono arrivati messaggi di aiuto, richieste di preghiera, di sostegno. Fotografie terribili, di giovani ragazzi uccisi perché chiedevano libertà. Non vogliono più vivere nel buio di una dittatura. Ci hanno scritto che preferiscono rischiare e morire.

Ecco allora che sosteniamo come possiamo questi amici, cerchiamo di non farli sentire soli, manteniamo accesa la fiaccola della speranza con appelli alla comunità internazionale, a chi può intervenire a livello umanitario. Cerchiamo di fare in modo che quello che stanno vivendo non passi sotto silenzio perché, come scrive Aung San Suu Kyi:

“La pace nel nostro mondo è indivisibile. Fintanto che le forze negative avranno la meglio su quelle positive in una qualsiasi parte del mondo, siamo tutti a rischio”.

Vorremmo farvi vedere, cercatela se potete su internet, la fotografia di Suor Ann Rose, che con fede, esce dalla missione in cui aveva nascosto dei ricercati dai militari e si inginocchia difronte alla polizia urlando: “Uccidete me, non la gente!”.

Ecco, innanzi a tutti questi esempi di persone che in tutto il mondo mettono a rischio la propria vita, non possiamo rimanere indifferenti, tutti assieme per come possiamo dobbiamo fare unità, anche con le altre fedi religiose e se noi per primi iniziamo con il far PACE nelle nostre case, iniziamo dalla nostra piccola realtà, ecco, solo così, possiamo essere portatori di Pace.

Alessandro, Francesca, Eleonora, Franca, Andrea Saletti

Clicca qui per rivedere la messa: parte 1parte 2

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