L’altra Italia

L’Italia è un Paese in cui aumentano le disuguaglianze e la povertà.

È questo quello che raccontano i numeri del Rapporto Istat sulla povertà in Italia. Un dato così grave non si registrava dal 2005. La povertà assoluta, vivere sotto la disponibilità mensile di spesa essenziale per uno standard di vita minima accettabile, è una condizione che appartiene a 5 milioni di italiani, che vuol dire 1 milione e 778mila famiglie. Al Sud significa una famiglia su 10. La povertà è in aumento anche nei centri e nelle periferie delle aree metropolitane del Nord come nei piccoli paesi di provincia, e quanto più è basso il livello di istruzione; per non parlare poi dei disoccupati. Un elemento anomalo spicca però sugli altri: le maggiori difficoltà le subiscono i giovani, se non addirittura i bambini. Il dato riferito è di 1,2 milioni di minori sotto la soglia di povertà assoluta.

La (cosiddetta) ripresa italiana non solo è una delle più deboli del mondo, ma ha anche il difetto di non essere “inclusiva”, cioè di non riuscire a migliorare la situazione economica della parte più debole della popolazione.

 

L’impegno che vogliamo dare:

Al di là dei freddi numeri qualunque sia la povertà delle persone, essa comunque si presenta sempre come un grido, come un volto nudo, inerme, che chiede. L’indifferenza, il non ascolto sono già comunque una risposta. Di fronte a questo grido occorre muoversi, occorre prestare attenzione. La povertà va combattuta, denunciata, scardinata, perché siamo fatti non per l’indigenza, ma per la pienezza. Cibo, istruzione, casa, relazioni solide, lavoro, salute sono beni che permettono di sperimentare la pienezza della vita. Verso queste povertà c’è una ricchezza che è la condivisione generosa e senza tornaconto (qui un esempio concreto di impegno possibile), la prossimità del portare i pesi degli altri.

I poveri – lo dice anche papa Francesco – hanno una forza rivelativa, ci parlano di Dio e noi dobbiamo lasciarci evangelizzare da loro: «La nuova evangelizzazione è un invito a riconoscere la forza salvifica delle loro esistenze e a porle al centro del cammino della Chiesa. Siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro» (Evangelii gaudium, 198).

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *