Ricordando Debora

(Associazione Debora Saporetti – Cava, Villagrappa, Villanova)

“Nonostante io abbia sempre amato la mia vita (che in fondo in fondo mi è sempre andata bene così com’è), adesso capisco quanto sia bella e preziosa e sono riconoscente sempre di più a Dio per avermi fatto un dono così grande … “. Queste le parole che Debora ha usato per descriversi nel suo diario il 20 aprile 1991 quando, già consapevole della sua malattia, era ricoverata in ospedale per uno dei cicli di cura a cui si è sottoposta. Le stesse parole hanno risuonato nel ricordo degli amici e di chi l’ha conosciuta, nel trentennale della sua scomparsa avvenuta il 26 dicembre 1992. Educatrice dell’ACR, studentessa di psicologia, amica e confidente di tanti suoi compagni, Debora ha vissuto la sua malattia rimanendo attaccata alla vita, fedele alla sua dedizione all’educazione dei ragazzi, alla formazione cristiana dei più piccoli.

La sofferenza di Debora, la sua morte, a distanza di tanti anni continuano ad interrogarci. Quante volte piangendo si sarà chiesta: “Perché proprio a me?” Quante volte avrà pensato incredula: no, sto vivendo un sogno, fra un po’ mi risveglio e tornerà tutto come prima. E di nuovo quella incontestabile certezza della coscienza di dover lasciare … tutto. Debora invece ci ha lasciato un’altra grande certezza: quella di sentirsi prediletta da colui che le chiedeva veramente tutto. Scelta in un mistero troppo grande, troppo difficile da capire e da accettare, ma che Lui le chiedeva di vivere. E dove la razionalità, il buon senso, la scienza non potevano arrivare, in lei, arrivava la fede, messa a dura prova ogni giorno; arrivava la speranza del credere all’impossibile, del non voler arrendersi mai; arrivava l’amore a dare significato alla sua vita. Solo in certi momenti della vita, infatti, queste virtù teologali perdono il sapore dell’astrazione per giungere ad assumere spessore di realtà, pieno significato, profondità: è quando la terra viene a mancare sotto i piedi che ci si ferma e si capisce tutto, è come un vedere improvvisamente chiaro dove prima era annebbiato.

Debora ha lottato e ce l’ha fatta, perché queste cose le ha capite e soprattutto le ha vissute sulla sua pelle, ed ora può davvero continuare a viverle in pienezza. Sta a noi, oggi, adesso, grazie e attraverso lei che ci è stata d’esempio, capirle e viverle sulla nostra pelle perché anche noi, come lei, riusciamo a trovare il senso della nostra vita.

Debora all’età di 19 anni

Durante la Messa del trentesimo anniversario, lo scorso 26 dicembre, celebrata dall’Arcivescovo di Modena-Nonantola e Carpi, Erio Castellucci, che ha accompagnato Debora durante gli anni della formazione e della malattia, sono stati letti alcuni brani del libro nel quale sono raccolti alcuni suoi scritti e le testimonianze di familiari ed amici. Prendendo le parole di S.E. Vincenzo Zarri, ai tempi della morte di Debora Vescovo di Forlì-Bertinoro, “di fronte al libro ci si sente come in un cerchio di amici intorno a Debora, tutti sono intenti a fissare e ad ascoltare Lei; sembra che siano gli altri a parlare di Lei, invece non fanno altro che dare espressione sensibile a quello che Lei è e dice”.

Come la testimonianza dell’insegnante di lettere di Debora alle scuole superiori, nella quale si sottolinea che per Debora tutti gli argomenti affrontati a scuola “diventavano tessere con le quali andava costruendo il mosaico della sua personalità” e che, essendo sempre disponibile ad aiutare i compagni, tutti in classe le volevano bene e la stimavano. E ancora si afferma che “Debora voleva vivere e visse fino all’ultima ora quella sua breve vita piena di impegni e di affetti, testimoniando con ciò che, quando i principi fondanti l’esistere sono valori, la morte diventa inizio di immortalità”.

Oppure ancora con la lettura di due testimonianze di ragazzi della sua amata ACR, che hanno mostrato come, dopo la morte di Debora, tanti giovani abbiano tratto dal suo esempio uno stimolo per la loro maturazione umana e cristiana. Così come Monia, che nel suo scritto ha raccontato di come la sua scelta di dedicarsi al servizio educativo con i ragazzi dell’ACR abbia attraversato momenti di fragilità e di come la vicinanza, la profonda convinzione e la passione di Debora l’abbiano aiutata a crescere nella responsabilità e nel proprio percorso di fede.

Il cammino spirituale di Debora è stato sottolineato anche da suor Florisa, intervenuta alla Messa del trentesimo anniversario insieme a suor Vittoria, e nella lettura della testimonianza di don Fabrizio, la sua prima guida spirituale. Noi tutti amici abbiamo sentito la gratitudine per il tratto di vita trascorso insieme e, anche se ora viviamo a tanti chilometri di distanza, abbiamo ringraziato perché il ricordo e l’esempio di Debora ci fanno sentire vicini. Come ha letto suor Florisa dalla sua testimonianza, chiediamo al Signore che “ci dia la forza di vivere come ha fatto Debora, puntando su ciò che dà senso e gusto alla nostra esistenza”. In questo modo, ancora oggi, Debora è qui, al centro di questo cerchio di familiari ed amici.

Un gruppo di amici di Debora riuniti attorno a don Erio, confessore e guida spirituale di Debora
Da sinistra a destra: Monia, Sr. Vittoria, Francesca, Romina, Ilenia, Tania, don Erio, Fabrizio, Michela, Sr. Florisa, Lorenzo, Elisabetta

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