Ricordi dell’estate – Uscita a ROMENA – 8 agosto
“In questo spazio vorrei che ogni uomo si sentisse a casa sua e, libero da costrizioni, potesse raggiungere la conoscenza di se stesso e incamminarsi nella sua strada forte e fiducioso”.
Queste parole di Giovanni Vannucci sono incise su un muro a Romena, nell’Alta Valle dell’Arno, dove si trova la Fraternità presso la quale il settore adulti di AC ha organizzato due giornate nel corso dell’estate, una a luglio ed una ad agosto.
Io ho partecipato all’uscita di domenica 8 agosto insieme ad un gruppo di circa venti persone. È stato bello ritrovare volti che non vedevo da tempo – alcuni da prima della pandemia – e con i quali avevo condiviso in passato campi a Fontanazzo, giornate mondiali della gioventù, tanti momenti associativi diocesani!
Appena arrivati a Romena abbiamo preso parte ad una visita molto informale, guidata da don Luigi Verdi, fondatore e responsabile della Fraternità. Nel 1991, dopo un periodo di crisi personale e spirituale, don Luigi ha chiesto al vescovo di Fiesole un luogo per poter realizzare un’innovativa esperienza di incontro e accoglienza. Egli è convinto che ogni persona, dal bambino all’anziano, credente o non credente, abbia bisogno di tre cose: un pezzo di pane, un po’ di affetto e di sentirsi a casa da qualche parte. Il vescovo ha ascoltato la sua richiesta e, ormai una trentina di anni fa, gli ha affidato la Pieve romanica di Romena, per don Luigi il luogo ideale.
Ideale perché le pievi nel Medioevo erano un punto di sosta per il cammino e la Fraternità di Romena è un luogo di accoglienza per tutti. Erano anche un luogo di bellezza e tutto ciò che riguarda l’ambito visivo è davvero molto curato. Ogni spazio è caratterizzato da sculture in legno o ferro battuto. L’idea di don Luigi è che materiali poveri e riciclati possano riacquistare dignità e divenire opere d’arte. Spesso le sue creazioni prendono spunto da frasi di scrittori e cantautori molto conosciuti. Mi è piaciuta molto, ad esempio, la raffigurazione della citazione di Fabrizio De André “Non potete fermare il vento, gli fate solo perdere tempo”.
Le pievi medievali erano inoltre luoghi fuori dalle città e dai castelli, vi si avvicinavano soprattutto i contadini: Romena ha mantenuto questo stile e gli ospiti vengono accolti con naturalezza e semplicità. Per esempio il nostro gruppo, prima di pranzo, si è fatto coinvolgere dalla spontaneità dei giochi di magia di Sorella Fantasia, un’eremita bresciana amica della Fraternità. I suoi piccoli incantesimi cercavano di spiegare a grandi e piccini il messaggio di alcune parabole.
A Romena si cerca di avere attenzione per i giovani e per le famiglie, specialmente quelle che vivono momenti difficili come la malattia, la separazione dei coniugi o la morte di un figlio. Il luogo di Romena che più mi è rimasto nel cuore è, infatti, la sala del mandorlo, dedicata proprio agli incontri dei genitori che hanno perduto un figlio (gruppo Nain). Un artista collaboratore di Jovanotti ha affrescato sulle quattro pareti il Mandorlo in fiore, rielaborando un quadro che Van Gogh aveva realizzato in occasione della nascita di suo nipote. Il mandorlo è il primo albero che fiorisce a primavera e l’ultimo che fa i frutti. Nella sala i rami del mandorlo si snodano lungo le pareti laterali e si congiungono nel grande fiore della parete di fondo. Di ogni ramo è stata anche dipinta l’ombra, che di solito richiama l’assenza del sole in una data area ma che, ci ha spiegato don Luigi, qui è stata rappresentata per indicare una presenza impalpabile. L’ombra sta a significare che l’attesa di ricongiungersi con la persona cara può essere feconda: si può provare a fiorire e a credere che ogni tanto si apra uno spiraglio.
Molti sono gli angoli “speciali” a Romena, che si trova in una valle intrisa di spiritualità tra Camaldoli, le foreste casentinesi e la Verna.
Primo fra tutti è la pieve, edificata nel 1152 su una preesistente costruzione romana. L’essenzialità è il segreto della sua grande bellezza. “Tempore famis” si legge su un capitello cioè “è in un momento di fame e carestia che la popolazione ha dato il meglio per uscire dalla crisi”, una difficoltà diventa l’occasione di valorizzazione delle potenzialità di ognuno.
Altro spazio particolare è “via della Resurrezione”, un percorso immerso nel verde che si sviluppa in otto soste, in cui si è invitati a soffermarsi su otto parole che possono aiutare a rinascere.
Qualcuno del gruppo ha sottolineato l’originalità delle tre piccole cappelle della preghiera, in cui si trovano manufatti di legno realizzati da don Luigi che dice:<<Gesù era un falegname e volevo ricreare un ambiente di preghiera che gli assomigliasse anche in questa origine.>>
A tutti è piaciuto il luogo con panchine ed alberi in cui il gruppo si è riunito per il pranzo al sacco che è terminato con la condivisione di un cocomero.
Infine credo che abbiamo portato tutti a casa il ricordo della Messa conclusiva, celebrata nel grande prato accanto alla pieve dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo d Bologna ed amico della Fraternità da molti anni.
Mi sembra di poter dire che la musica e lo sguardo che cerca la bellezza siano il filo conduttore dell’esperienza di Romena. Tornati a casa, ciò che forse abbiamo un po’ provato a fare è cambiare il nostro modo di vedere la vita e gli altri.
Francesca Ragazzini