L’emergenza come possibilità di cambiamento, di rinunce, di riformulazione
Il COVID-19 colpisce tutti senza distinzioni. È una crisi tragica per la salute pubblica quanto per l’economia reale che investe le nostre apparenti certezze e, paradossalmente, ci invita a fare un passo in avanti, a cambiare.
Un ritorno al passato, da solo, non basta. Urge qualcosa di più, serve “uno straripamento interno” cioè assumere totalmente le difficoltà, senza restarne intrappolati, e trascendere tutto verso l’interiorità. Ciò è possibile soltanto attraverso uno sguardo contemplativo capace sia di accogliere integralmente la difficoltà sia di rilanciare verso il futuro poiché questa crisi passerà e l’umanità sarà chiamata a trarne una lezione.
L’emergenza può indurci a riordinare il nostro stare al mondo non più attraverso una logica egocentrica bensì per il tramite di una cittadinanza globale da declinarsi come una convocazione ad una forma sociale che tende al bene comune. Uno sguardo contemplativo sulla crisi potrà, quindi, indurre a recuperare una modalità di cittadinanza capace di sintesi e unità nel seno della comunità.
Oltre a ritrovare il senso fraterno della cittadinanza, uno sguardo contemplativo sulla situazione odierna può condurci a riformulare la missione delle istituzioni: garantire nelle questioni sociali una presenza più effettiva e connessa all’operato dei singoli cittadini, delle imprese, del terzo settore e del variegato mondo del volontariato associativo.
In tal senso le istituzioni dovrebbero ripensarsi alla luce di due obiettivi: armonizzare gli interessi emergenti dalla società; formulare un orizzonte strategico di sviluppo per il futuro.
La pandemia mostra che è arrivato il tempo di smetterla di operare per tamponare questa o quella falla di sistema o al fine di accrescere esclusivamente il proprio bacino elettorale per ragionare seriamente sul futuro.
Tanto a livello personale quanto sul versante sociale, politico ed economico il coronavirus ha lanciato una sfida ai nostri stili di vita spesso caratterizzati da superficialità, assenza di visione e vittimismo.
Attraversare l’emergenza per mezzo di uno “straripamento interno” di carattere contemplativo significa viverla, e assumerla, pienamente. Vuol dire affrontare l’emergenza come possibilità di cambiamento, di rinunce, di riformulazione.
Allora questa crisi porterà sia i singoli sia le comunità e le istituzioni a rinnovarsi a partire da quanto sperimentiamo in queste settimane: urgente bisogno di fraternità; pieno riconoscimento delle fragilità e relatività di qualsiasi dimensione umana; necessità di costruire il futuro da diverse fondamenta.