Un’UNIONE da rilanciare
Schuman, uno dei “padri fondatori” dell’Unione europea, non nascondeva le difficoltà di fronte a un progetto politico complesso e ambizioso, ma con consapevolezza non lo faceva arretrare; proprio dentro quelle difficoltà si sarebbero date le condizioni per un cammino in cui gli Stati avrebbero potuto lavorare alla costruzione di una “casa comune”, fondata sul desiderio condiviso di pace, libertà, democrazia e benessere.
Le elezioni europee verso cui siamo avviati segneranno un passo in avanti per il rafforzamento della casa comune, o ci faranno tornare indietro, verso una nuova epoca? Sapremo trovare la strada per continuare a camminare insieme?
La campagna elettorale che si sta aprendo rischia di trasformarsi in un referendum pro o contro l’Europa, e lo scioglimento del progetto europeo sembra non più solamente teorica. C’è chi dice che da soli potremmo stare meglio, tornare a essere “padroni a casa nostra”. Ma è proprio la complessità del tempo presente a dimostrarci ogni giorno che nessun Paese, oggi, può permettersi di procedere in solitudine.
Occorre quindi ribadire che l’Unione europea potrà sopravvivere solo se cesserà di essere “soltanto un sistema di alleanze o una coalizione di interessi”, per diventare “una comunità di destini”, a partire dai temi della crescita, del lavoro, della centralità della persona, della tutela della famiglia, della solidarietà, della lotta alla povertà, della riduzione delle diseguaglianze sociali.
Negli anni l’Ue ha mostrato limiti di fronte alla crisi economica, alle pressioni migratorie, alle minacce del terrorismo. E ciò è avvenuto anche perché i governi degli Stati membri non hanno assegnato alle istituzioni comunitarie poteri e competenze adeguate per agire. Da qui il bisogno di cambiamenti, che vadano nella direzione di un’Europa più coesa, più efficace, più giusta.
Abbiamo bisogno che l’Europa torni ad essere “attrattiva”, capace di coinvolgere e appassionare i cittadini, le parti sociali, i territori che la compongono. Ancora più necessario è che le istituzioni europee riguadagnino credibilità agli occhi dei propri in cittadini. Abbiamo bisogno di istituzioni che siano più vicine alla gente e non solo ai governi.
Abbiamo, però, anche bisogno di cittadini più vicini all’Europa.
Per rilanciare il “cantiere Europa” occorre più partecipazione, più senso di responsabilità, più coinvolgimento da parte dei cittadini europei. Tocca innanzitutto a noi, ai cittadini, rilanciare il progetto europeo, riscoprendo le ragioni del nostro stare insieme: quelle storiche, che sono ragioni di pace, di affermazione dei diritti, di arricchimento culturale, e non solo di benessere economico, e quelle che derivano dalle tante nuove sfide che abbiamo davanti. Tocca a noi credere fino in fondo all’importanza di continuare a camminare insieme per affrontare i nuovi tornanti che la storia ci pone davanti. Senza arretrare, senza rinunciare a fare del nostro continente uno spazio di promozione dei diritti, della libertà, della giustizia sociale. Non solo per noi, ma anche per gli altri continenti, a partire da quelli che si affacciano sul Mediterraneo.