Piedi per terra, sguardo in alto
I quattro impegni assunti dai GIOVANI di Ac per costruire il bene comune
di Luisa Alfarano e Michele Tridente* – Nel weekend dal 9 all’11 febbraio, con il modulo tematico «È tempo di andare!», come Settore giovani di Ac ci siamo interrogati sull’impegno sociale e politico che siamo chiamati a vivere nel più ampio contesto della cura del bene comune. Abbiamo riflettuto in particolare sui luoghi in cui vivere da giovani protagonisti la realizzazione del bene comune; bene costruito da tutti e per tutti.
Vogliamo essere protagonisti della vita delle nostre università: da giovani, scegliamo di impegnarci attivamente in università prendendoci cura del pezzo di mondo che ci è affidato in quel tempo, per custodirne la bellezza.
Scegliamo di immergerci nelle sfide del mondo del lavoro e dell’imprenditorialità, che, pur nella fatica di questo tempo, ci chiamano a cambiare prospettiva: è compito di ciascuno di noi metterci in moto per essere costruttori di opportunità senza aspettare che altri facciano per noi; perché il più grande investimento è quello di investire su noi stessi.
Ci sentiamo chiamati a prenderci cura dei beni comuni: vogliamo essere “cittadini più cittadini” che sanno vivere la responsabilità della cura di ciò che non è solo proprio; facendo prevalere la logica dell’I care contro quella del me ne frego. Pensiamo che ciascuno di noi valga molto: possiamo e dobbiamo essere moltiplicatori di questo atteggiamento.
Ci sta a cuore, da cittadini e da cristiani, servire gli ultimi delle nostre città: la città del futuro è una città inclusiva dove c’è posto per tutti, a partire da chi fa più fatica ed è più ai margini.
Sull’esempio di don Primo Mazzolari, vogliamo dire i nostri quattro “ci impegniamo”:
1. Ci impegniamo a essere giovani con i piedi per terra e lo sguardo verso l’alto
Essere giovani di Azione Cattolica significa maturare una sensibilità verso la Città, il creato e tutte quelle azioni di cura verso il territorio che ci fanno scoprire che ciascuno di noi è custode di questo mondo che ci è stato affidato, imparando a offrire concretamente e credibilmente, già da giovanissimi, la propria testimonianza negli ambienti di vita quotidiana fino a scoprire la vocazione a un impegno politico diretto. Per un giovane di Ac non può esserci vita di fede e appartenenza ecclesiale che non sia anche impegno per le strade del mondo, come ha ribadito recentemente Papa Francesco spronando tutta l’Associazione «a gettare il seme buono del Vangelo nella vita del mondo, attraverso il servizio della carità, l’impegno politico, attraverso anche la passione educativa e la partecipazione al confronto culturale» (Discorso all’Azione Cattolica Italiana, 30 aprile 2017).
2. Ci impegniamo a riscoprire la bellezza della partecipazione e la visione della politica come servizio
Eccola dunque, la grande sfida; l’impegno, l’intimo dovere che sentiamo nostro come giovani di Ac: formare cittadini consapevoli e coraggiosi. Consapevoli che non si può essere cristiani senza avere a cuore concretamente la vita delle nostre città e dei nostri territori, senza interessarsi alle questioni della grande politica internazionale e nazionale come di quelle del quartiere e della città; coraggiosi nello sporcarsi le mani, nel darsi da fare, nel non tirarsi indietro di fronte alle piccole e grandi richieste di impegno, imparando anche a non vedere solo il “marcio” ma a raccontare le belle notizie.
3. Ci impegniamo a costruire le nostre città
La città è il luogo vero dell’agenda politica, dove la retorica si scontra e si infrange contro le ferite delle persone. Amare la città significa pensarla e costruirla: l’amore vero è concreto, è fatto di operosità e non di sterile sentimentalismo. Costruire la città significa imparare a parlare dei problemi veri e cercare strade possibili per risolverli, creare spazi di dibattito, di dialogo su problematiche concrete. E la città del futuro non potrà che essere sostenibile. Ma lo sarà solo se i nostri stili di vita saranno improntati alla sostenibilità, riscoprendo la bellezza della sobrietà e della semplicità.
4. Ci impegniamo a dialogare con tutti per costruire alleanze buone
Essere costruttori di alleanze buone significa imparare a dialogare e vivere insieme con chi è diverso: una grande profezia, in un tempo in cui la tentazione di separare e disgregare è forte, è quella di ricercare sempre l’unità delle diversità per intessere legami significativi tra le persone, per ricucire relazioni lacerate e costruire spazi di comunità. Il dialogo è il primo passo: dialogare non è segno di debolezza, non è cedere terreno sulle proprie posizioni, ma essere capaci di giungere nel confronto a sintesi possibili, mettendosi insieme per “fare” concretamente come ci ricorda Papa Francesco.
*Vicepresidenti nazionali per il Settore giovani di Ac