Perchè è importante il gruppo per un Adulto? Perchè un gruppo di Adulti di Azione Cattolica?
11 OTTOBRE 2017
Incontro Diocesano per Responsabili Adulti e Animatori di Gruppi Adulti di Azione Cattolica con Carmelina Labruzzo (per tutti Chicca, diocesi di Cesena, incaricata regionale Adulti ) e Don Giancarlo Barucci (Assistente Diocesano Adulti) dal titolo:
Perchè è importante il gruppo per un Adulto? Perchè un gruppo di Adulti di Azione Cattolica?
Chicca: Le domande del titolo sono molto difficili. Si tratta di qualcosa di molto personale.
La prima considerazione è che siamo tutti esseri RELAZIONALI, basta essere uomini e donne… perché la nostra identità si crea a contatto con tanti “tu” e in particolare con un “Tu”. Questo vale per tutte le età e per tutte le fasi della nostra vita. Anche da adulti, con lo zaino pieno di esperienze, poiché tutti abbiamo una famiglia in cui viviamo e tutta la nostra vita è vissuta in vari gruppi (famiglia, lavoro, vicini, bar…).
Parliamo quindi di relazioni con gli altri e con l’altro. E proprio in queste relazioni noi scopriamo noi stessi, perché ci specchiamo, vediamo in loro una parte di noi. Ne usciamo sempre diversi da un gruppo. Da ogni incontro (inteso in senso relazionale) usciamo sempre diversi, poiché la nostra vita è vita di gruppo.
Gesù stesso si incarna e inizia a cercare un gruppo in cui stare, nel bene e nel male, con i tradimenti e l’amicizia. Gesù scommette su quel gruppo, così come è, per farci sapere che è bello anche quando è “sgangherato”, perché è lì che ci si guarda dentro, è lì che si cresce. Da piccoli si ha bisogno di un gruppo più “strutturato” con degli orari fissi, degli appuntamenti costanti, dei confini, dei limiti.
Mano a mano che si cresce, questo margine si allarga e si allarga anche la diversità: ogni gruppo si configura dai volti di chi lo abita, ciascuno con le sue condizioni di vita. Il gruppo cambia, non c’è più l’educatore (un adulto forse si troverebbe in imbarazzo). Si parla piuttosto di un animatore, come colui che condivide la stessa condizione. In Azione Cattolica la cosa bella è la vivacità, la voglia di mettersi in gioco. Difficile trovare altri gruppi con questa vivacità, attenti alla vita e alla Parola, che sono come una spirale che diventa sempre più larga. Io almeno l’ho sperimentato solo nel gruppo di AC (e non è che non ne ho conosciuti altri…).
Cosa è fondamentale per me? Io nel gruppo trovo un alimento per crescere, poiché nel gruppo trovi anche chi la pensa diversamente da te, ma è il suo bello: potersi mettere in dialogo di crescita con i dubbi e le discussioni di tutti i gruppi. Questo fa crescere anche a 80-100 anni, per continuare a mettersi in discussione.
Il valore aggiunto è quello di avere un “porto sicuro” in cui tornare che non è però il Monte Tabor, ma un luogo in cui aprirsi e portare i propri dubbi. In AC si è al passo con i tempi. Ad esempio tutta la ricchezza dei nostri testi è frutto di un lungo lavoro di un gruppo di “teste” che lavora, elabora, condivide.
La proposta del gruppo dovrebbe essere aperta e accogliente, una grazia per chi la incontra, quindi sentiamoci responsabili anche per proporla a chi forse non lo sa, ma la aspetta.
Don Giancarlo: Quando nasciamo proviamo un fortissimo senso di angoscia: 2-3 secondi in cui viene meno il respiro ed è una sensazione terribile. E’ una esperienza simbolica: tu sei gettato nel mondo e la vita ha bisogno di trovare dei valori. Si parla di “de-pressione”.
Il bimbo nel grembo della madre, sente la “pressione” di qualcosa/qualcuno che gli vuole bene. Quando nasce si manifesta la “de-pressione” e inizia quindi a cercare la “pressione” da parte della mamma, una “pressione d’amore” senza la quale non si vive. Il bimbo quindi impara a sentire questa “pressione” attraverso una carezza, un bacio, un abbraccio, la voce della mamma. Poi alle medie cercherà la pressione degli amici, alle superiori una “pressione altra” e da adulto una pressione “uomo-donna”. Sono tutte pressioni relazionali di amore.
Il gruppo non è il collettivo, ma proprio un ambito relazionale dove si sente dentro una pressione di amore. Non basta nemmeno Dio. Nei sacramenti invece troviamo la pressione d’amore di Dio. Una persona non può crescere senza pressione, altrimenti l’individuo si chiude in sé stesso, nella sua autodeterminazione. Un individuo diventa persona quando vive le relazioni.
Dio stesso è relazione nel mistero trinitario, con il Figlio e lo Spirito Santo.
Nella nostra vita quindi non basta il servizio (quello che ci chiedono sempre i nostri parroci), occorre il sostegno e l’alimento della Parola. E’ importante che nella nostre parrocchie nascano delle relazioni che testimonino il mistero del divino. Esse sono il luogo sorgivo della mia persona, in esse io rinasco! In queste relazioni io recupero me stesso e da lì poi mi lancio in tutti i servizi.
Il gruppo deve avere un accento, un colore, una qualifica: il colore dell’AC.